martedì 25 agosto 2009

Chissa Pier

Stavo facendo all’amore con questa mia amica. Però pensavo decisamente ad altro.

Pensavo a Pier. Chissà se mi ama.

Eravamo stati amici un tempo infinito, macche infinito, almeno quindici anni, da quando s’era bambini.

Poi viene fuori. Sono gay, mi dice.

Ma vai a cagare Pier, gli dico, allora baciami stronzo, dico ancora.

Io scherzavo, lui no.

Poi viene fuori uno di quei silenzi che mai assieme a Pier, al limite si scoreggiava.

A questo penso mentre stantuffo allegramente su questa mia amica. Lei geme strozzatamene a ritmo.

Ti amo, geme strozzata.

Ma vai a cagare, penso io, e gli do due colpi più forte. Geme di più.

Dovrei prenderti ad accettate, penso. Poi è andata a finire che ho fatto proprio così. Ma questa è un’altra storia.

Chissà se Pier mi ama.

Cazzo è una settimana che non lo sento. A me, Pier, dopo una settimana manca.

Come ti sei accorto, gli ho chiesto.

L’ho preso in culo, mi dice. Lo guardo: mica scherzava.

“Eh, ma diocane…”. È tutto quello che ho saputo dire. Vabbè in effetti ho detto anche ciao.

Sono andato via, e adesso è da una settimana che non lo sento.

Chissà se mi ama?

Intanto questa mia amica mi sta venendo. Dovrei proprio prenderla ad accettate.

Chissà se com’è che viene Pier quando lo prende in culo.

Finalmente sfiata, stringe, finito?

Sussurra ti amo. Ma chi se ne frega. Cazzo, io voglio sapere se Pier mi ama.

Me ne esco fuori dalle sue gambe che non ho neanche finito. La testa non vuole più, il cazzo domanda.

Che cazzo domandi? Dico io.

Vado in bagno, non voglio che veda il profilattico vuoto. Merda di città neanche un’accetta.

Mi guardo allo specchio, nudo.

Chissà Pier, penso.

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